L'Antitrust ha multato Telecom Italia per abuso di posizione
dominante nelle infrastrutture di rete con una sanzione complessiva di
103,794 milioni di euro. Telecom Italia, si legge in una nota
dell'Authority, «ha abusato, con due distinti comportamenti, della
posizione dominante detenuta nella fornitura dei servizi di accesso
all'ingrosso alla rete locale e alla banda larga, ostacolando
l'espansione dei concorrenti nei mercati dei servizi di telefonia vocale
e dell'accesso ad internet a banda larga».
L'Antitrust ha diffidato la
società dal ripetere in futuro tali comportamenti sanzionandola con una
multa complessiva di 103,794 milioni.
Immediata la reazione: Telecom, in una nota, dichiara che ha sempre
garantito la parità di accesso alla rete a tutti gli operatori. La
società annuncia che presenterà ricorso al Tar contro la sanzione da 103
milioni dell'Antitrust. A conferma di ciò, Telecom ha sottolineato che
«nei tre anni successivi all'introduzione del nuovo assetto si è
registrata la continua crescita delle quote di mercato» degli altri
operatori »sia nell'accesso fisso voce sia nel broadband».
Al termine dell'istruttoria avviata il 23 giugno 2010, l'Antitrust
ha stabilito che l'abuso di Telecom si è realizzato attraverso due
distinte condotte. Nel primo caso, si legge nella nota, la società ha
opposto ai concorrenti un numero "ingiustificatamente" elevato di
rifiuti di attivazione dei servizi all'ingrosso, i cosiddetti KO. "Dai
dati emersi nel corso dell'istruttoria - spiega l'Antitrust - risulta
che Telecom, nell'esercizio della propria discrezionalità, ha trattato
gli ordinativi provenienti dagli altri operatori in modo discriminatorio
rispetto a quelli provenienti dalle proprie divisioni interne".
«Attraverso tali comportamenti - prosegue la nota - Telecom ha ostacolato
l'accesso dei concorrenti all'infrastruttura, sia nel caso della
fornitura di servizi su linea attiva, sia nel caso della fornitura di
servizi su linea non attiva. Ciò ha di fatto reso significativamente più
difficoltoso per gli altri operatori, il processo di attivazione dei
servizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di
Telecom».
Per questa infrazione l'Autorità ha deliberato una sanzione di
88,182 milioni, che tiene conto delle attenuanti riconosciute a Telecom
per le diverse attività avviate a partire dal 2009 per migliorare le
procedure di accesso ai concorrenti e delle perdite di esercizio e della
circostanza aggravante della recidiva (Telecom è stata già condannata
per abuso di posizione dominante in relazione a comportamenti
sostanzialmente escludenti).
Telecom ha inoltre attuato, spiega l'Antitrust, «una politica di scontistica alla
grande clientela business per il servizio di accesso al dettaglio alla
rete telefonica fissa, tale da non consentire a un concorrente,
altrettanto efficiente, di operare in modo redditizio e su base duratura
nel medesimo mercato». In sostanza Telecom, si legge, ha disegnato una
politica tariffaria per la grande clientela business contraddistinta,
quanto meno per il periodo 2009-2011, dalla capacità, dati i costi di
accesso alla rete praticati agli altri operatori, di comprimere i
margini dei concorrenti altrettanto efficienti, con effetti restrittivi
della concorrenza sul mercato al dettaglio dei servizi di accesso alla
clientela non residenziale.
Gli sconti praticati alla clientela sono stati infatti indirizzati selettivamente ai
clienti che ricorrono a procedure di selezione del fornitore e che sono
collocati in aree aperte alla concorrenza, ove è disponibile il
servizio di accesso al tratto finale di rete verso il cliente
(cosiddetto unbundling del local loop).
L'analisi dell'Antitrust ha dimostrato che Telecom non sarebbe
stata in grado di offrire i servizi al dettaglio ai prezzi praticati
senza subire perdite se avesse sostenuto i costi all'ingrosso praticati
ai concorrenti. Per questa condotta l'Autorità ha deliberato una
sanzione di 15,612 milioni che tiene conto di un'aggravante connessa
alla recidiva, poiché Telecom è stata già condannata per abuso di
posizione dominante in relazione a comportamenti sostanzialmente
analoghi e, come attenuante, delle perdite in bilancio della società.